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Di Sergio Bellavita
La macchina degli aiuti e della solidarietà internazionale nei confronti del popolo ucraino è da tempo in crisi. L’impatto emotivo dei primi mesi di guerra è venuto meno e il sovrapporsi del genocidio a Gaza da parte di Israele ha progressivamente distolto l’opinione pubblica dalla questione Ucraina. A ciò si aggiunge la crescente insofferenza nei confronti della resistenza del popolo Ucraino principalmente per le conseguenze economiche della rottura delle relazioni tra Europa e Russia a complicare.
A questa crisi di solidarietà e empatia si contrappone il persistere di una solidarietà militante, volendo usare un termine per certi verso improprio ma che rende bene l’idea di una solidarietà fatta di individui, singoli o di piccole, medie associazioni spesso slegate dai grandi circuiti. A testimonianza della crisi della solidarietà del nostro paese basta guardare all’esperienza carovana “Stop the war now”, una rete di decine di associazioni attiva sino alla pasqua del 2023 e promotrice di cinque carovane di aiuti umanitari alla
popolazione di Mikolaiv e Odessa nel corso del primo anno di guerra. Nel aprile del 2023 la rete si è dissolta nel suo ultimo viaggio, anche per una contraddizione insanabile implicita in chi chiede all’Ucraina di fermare la guerra (sigh) aprendo così dissidi profondi con il mondo dell’associazionismo Ucraino, e sono così cessate le carovane di aiuti mentre i contatti personali e i legami che si sono costruiti in quell’esperienza hanno proseguito la loro attività di solidarietà completamente slegata dalla rete collettiva di associazioni.
Il sottoscritto ha partecipato a sei missioni umanitarie, missioni che hanno arricchito ogni volta la rete di solidarietà e di contatti, in Italia e in Ucraina. Abbiamo attraversato tutta l’Ucraina da nord a sud, da ovest a est, toccando più volte Kiev, Leopoli, Odessa, Mikolaiv, Zaporizzia, Kherson, Kryryj Rih, Uman, Vinnycja ecc. Abbiamo potuto così toccare con mano le condizioni drammatiche delle città più esposte all’offensiva russa e parimenti, nonostante l’estrema stanchezza della popolazione, constatare l’esistenza
di una miriade di volontari che rappresentano un sostegno allo sforzo enorme dell’esercito ucraino. Dalla costruzione di droni nelle fabbriche diffuse al reperimento di auto, farmaci, dispositivi per la medicina d’urgenza e razioni per il fronte, esiste una parte del paese perennemente mobilitata a sostegno della resistenza ucraina.
Se un numero imprecisato, ma certamente consistente, di uomini ucraini ha abbandonato il paese per non andare al fronte, è anche vero che non mancano i volontari e le volontarie che costantemente si arruolano per difendere il loro paese.
Tuttavia la condizione economica e sociale del paese è drammatica. La sanità pubblica è al collasso, sia per mancanza di personale che di mezzi. Spesso sono medici privati convenzionati che garantiscono gratuitamente le cure mediche, a prescindere dal sostegno economico pubblico.
La situazione della popolazione sfollata che da est è arrivata nelle città considerate più sicure è molto complicata, spesso sono anziani senza documenti e familiari, persone con disagio sociale che si ritrovano in centri di accoglienza.
I nostri viaggi umanitari rappresentano, ovviamente, un aiuto molto limitato rispetto alla pesante condizione generale del paese, tuttavia la solidarietà è ancora uno straordinario volano per la costruzione di relazioni politiche, culturali, per la futura completa indipendenza del paese e può contribuire ad una contaminazione di valori rispetto ai rischi drammatici di uno smottamento autoritario interno alla fine della guerra.
Sergio Bellavita – USB Lecce