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SE DOVESSI MORIRE
Di Refaat Alareer
(Poesia scritta in inglese il primo NOVEMBRE del 2023) da REFAAT ALAREER-Poeta PALESTINESE, appassionato di SHAKESPEARE, uccisoย nella striscia di GAZA la notte tra il 6 e il 7 DICEMBRE 2023, insieme ad altri 7 membri della sua FAMIGLIA durante un raid israeliano che ha colpito la sua casaโฆ..)
Se io dovessi morire
TU devi VIVERE
per RACCONTARE la mia STORIA
per VENDERE tutte le mie COSE
COMPRARE un poโ di STOFFA
e qualche FILO,
per FARNE un AQUILONE
(magari BIANCO con una lunga CODA)
in modo che un BAMBINO,
da QUALCHE PARTE a GAZA
fissando negli OCCHI il CIELO
nellโattesa che suo PADRE MORTO allโimprovviso, senza DIRE ADDIO
a NESSUNO
nรฉ al suo CORPO
nรฉ a SE STESSO
VEDA lโAQUILONE, il mio
aquilone che hai FATTO TU,
VOLARE lร in ALTO
e PENSI per un attimo
che CI SIA un ANGELO lรฌ
a RIPORTARE AMORE.
Se DOVESSI MORIRE
che PORTI allora una SPERANZA
che la mia FINE sia un RACCONTO !
IO SONO TE
Due PASSI: uno, due.
GUARDATI allo SPECCHIO:
lโORRIRE, lโORRORE!
Il calcio del tuo M-16 sullo ZIGOMO
la MACCHIA GIALLA che ha lasciato
la CICATRICE a forma di PROIETTILE che si espande
come una SVASTICA,
che SERPEGGIA sul mio VISO,
il DOLORE che SCORRE
dai miei OCCHI che GOCCIOLA
dalle mie NARICI che PERFORANO
le mie ORECCHIE che si ALLAGANO.
Come รจ SUCCESSO a TE
80 anni fa
o giรน di lรฌ.
SONO SOLO TE.
Sono il TUO PASSATO che ti TORMENTA
il TUO PRESENTE e il TUO FUTURO .
Mi SFORZO come hai FATTO TU.
COMBATTO come hai FATTO TU. RESISTO
come hai RESISTITO TU
e per un MOMENTO ,
PRENDEREI la tua TENACIA
come MODELLO,
non STAVI TENENDO
la CANNA della PISTOLA
tra i miei OCCHI SANGUINANTI ?
Uno. Due.
La stessa PISTOLA
lo stesso PROIETTILE
che ha UCCISO tua MADRE
e UCCISO tuo PADRE
viene USATO,
CONTRO di ME,
da te.
SEGNA questo PROIETTILE e SEGNALO nella tua PISTOLA.
Se lo ANNUSI, ha il TUO e il MIO SANGUE
.
Ha il MIO PRESENTE e il TUO PASSATO.
Ha il MIO PRESENTE.
Ha il TUO FUTURO .
Ecco perchรฉ SIAMO GEMELLI,
stesso PERCORSO di VITA
stessa ARMA
stessa SOFFERENZA
stesse ESPRESSIONI FACCIALI disegnate
sul VOLTO dellโASSASSINO,
tutto UGUALE
TRANNE che nel TUO CASO
la VITTIMA si รจ EVOLUTA, allโINDIETRO,
in un CARNEFICE.
Te lo DICO.
IO SONO TE.
Tranne che NON SONO
IL TE di ADESSO.
NON TI ODIO.
Voglio AIUTARTI a SMETTERE di ODIARMI
e UCCIDERMI.
Te lo dico:
il RUMORE della tua MITRAGLIATRICE
ti RENDE SORDO
lโODORE della POLVERE da sparo
con QUELLO del mio SANGUE
.
Le SCINTILLE sfigurano
le mie ESPRESSIONI FACCIALI .
SMETTERESTI di SPARARE ?
Per un MOMENTO ?
Lo FARESTI ?
Tutto QUELLO che DEVI FARE
รจ CHIUDERE gli OCCHI
(vedere questi giorni
acceca i nostri cuori.)
CHIUDI gli OCCHI, FORTE
cosรฌ PUOI VEDERE
con lโOCCHIO della MENTE.
Poi GUARDARTI allo SPECCHIO.
Uno. Due.
IO SONO TE.
IO SONO il TUO PASSATO .
E UCCIDENDOMI,
TU UCCIDI TE STESSO.
#ultimogiornodigaza. LโEuropa contro il genocidio: un appello per il 9 maggio
La data scelta dai promotori di una lettera pubblica per unโazione diffusa, dal basso e online, ha un preciso significato. ร il 9 maggio, la giornata in cui tradizionalmente si celebra lโEuropa e il suo processo di unificazione.
Non รจ certo casuale. โSenza il mondo Gaza muore. Ed รจ altrettanto vero che senza Gaza siamo noi a morire. Noi, italiani, europei, umani.โ La scelta di utilizzare le potenzialitร della rete โ i social, i canali video, i siti โ ha un preciso obiettivo: allargare la partecipazione anche a chi non scende in piazza, ma esprime da mesi il proprio disagio, il senso profondo di impotenza sulla strage in corso e sullโinazione dei governi, soprattutto di quelli europei e occidentali.
Non a caso la parola chiave usata, lo hashtag da diffondere nella rete, spinge sulla responsabilitร individuale e collettiva: #GazaLastDay, #UltimogiornodiGaza. Dopo ben oltre cinquantamila palestinesi uccisi dalle forze armate israeliane, di cui almeno un terzo bambini, e un territorio, quello di Gaza, quasi completamente distrutto dai bombardamenti. I firmatari sottolineano โla consapevolezza che noi siamo loro. E che a noi โ italiani ed europei โ verrร chiesto conto della loro morte. Perchรฉ a compiere la strage รจ un nostro alleato, Israele. Per ripudiare lโEuropa delle guerre antiche e contemporanee, per proteggere lโEuropa di pace nata da un conflitto mondiale, esiste un solo modo: proteggere le regole, il diritto, e la giustizia internazionaleโ.
La mobilitazione per il 9 maggio: lโEuropa contro il genocidio
Spezziamo la solitudine e lโimpotenza come individui e come associazioni.
Facciamo diventare Gaza protagonista della giornata dellโEuropa.
Facciamolo con una mobilitazione generale sui social: Instagram, Facebook, X.
Inondiamo il web di post.
Quando? Tutto il giorno del 9 maggio (dalla mattina alla notte)Come?
a) Pubblichiamo sui nostri social gli hashtag: #ultimogiornodigaza #gazalastday
b) postiamo quel che vogliamo, che ci rappresenta:
brevi video (con versi, canzoni, letture, riflessioniโฆ); disegni; un cartello con una frase; una foto; una vignetta;
lโimmagine del logo dellโiniziativa (che abbiamo realizzato e che vi abbiamo inviato) etc.
c) e infine condividiamo, condividiamo, rilanciando piรน post possibili con gli hashtag #ultimogiornodigaza #gazalastdayChe sia un diluvio.
***
Appello Ultimo giorno per Gaza
Il 9 maggio รจ la Giornata dellโEuropa: ma รจ anche lโultimo giorno di Gaza. Perchรฉ il tempo sta finendo, per questa terra nostra. Questa terra del Mediterraneo, il mare che ci unisce.
Per questo, in quella giornata in cui ci chiediamo chi siamo, vi chiediamo di parlare di Gaza, di farlo ovunque vorrete. E di farlo, tutte e tutti, sulla rete: su siti, canali video, social. E sempre con lโhashtag #GazaLastDay, #UltimogiornodiGaza.
Senza il mondo Gaza muore. Ed รจ altrettanto vero che senza Gaza siamo noi a morire. Noi, italiani, europei, umani.
Per rompere il silenzio colpevole useremo la rete, che รจ il solo mezzo attraverso cui possiamo vedere Gaza, ascoltare Gaza, piangere Gaza.
Perchรฉ possano partecipare tutte e tutti, anche solo per pochi minuti. Anche chi รจ prigioniero della sua casa, e della sua condizione: come i palestinesi, i palestinesi di Gaza lo sono. Perchรฉ almeno stavolta nessuna autoritร e nessun commentatore allineato possa inventarsi violenze che occultino la violenza: quella fatta a Gaza.
Sulla rete, e non solo. Per chi vuole mettere in rete ciรฒ che succede nelle piazze e nelle comunitร che si interrogano, assieme, su come fermare la strage.
Con la consapevolezza che noi siamo loro. E che a noi โ italiani ed europei โ verrร chiesto conto della loro morte. Perchรฉ a compiere la strage รจ un nostro alleato, Israele. Per ripudiare lโEuropa delle guerre antiche e contemporanee, per proteggere lโEuropa di pace nata da un conflitto mondiale, esiste un solo modo: proteggere le regole, il diritto, e la giustizia internazionale. E soprattutto guardarci negli occhi, e guardarci come la sola cosa che siamo. Umani.
Aggiungiamo tutte le parole che vorremo usare allโhashtag #ultimogiornodigaza #gazalastday.
Senza scomunicarne nessuna, senza renderne obbligatoria nessuna. Per chiamare le cose con il loro nome. Ora รจ il momento di costruire una rete di senza-potere determinati a prendere la parola. E il 9 maggio รจ la prima tappa di una strada assieme.
Perchรฉ la strage, perchรฉ il genocidio, abbiano fine. Ora.
Paola Caridi, Claudia Durastanti, Micaela Frulli, Giuseppe Mazza, Tomaso Montanari, Francesco Pallante, Evelina Santangelo
Adesioni
Ubah Cristina Ali Farah
Alessandra Algostino
Massimo Amato
Alessandra Annoni
Benedetta Argentieri
Dunia Astrologo
Stefania Auci
Ada Barbaro
Laura Silvia Battaglia
Enrico Bellavia
Leila Belhaj Mohamed
Marta Bellingreri
Nabil ben Salameh
Elisabetta Benigni
Francesca Biancani
Mauro Biani
Alberto Bobbio
Alessandro Bonaccorsi
Alba Bonetti
Sara Borrillo
Daniela Brogi
Vasco Brondi
Lucio Brunelli
Pino Bruno
Giosuรจ Calaciura
Annalisa Camilli
Giorgio Canarutto
Enrico Campanati
Paola Capriolo
Luca Casarotti
Eduardo Castaldo
Pietro Cataldi
Giuseppe Cederna
Ascanio Celestini
Vanni Codeluppi
Francesca Coin
Vittorio Cosma
Gianluca Costantini
Chiara Cruciati
Toni Cutrone (Mai Mai Mai)
Mari DโAgostino
Luigi Daniele
Emma Dante
Danilo De Biasio
Daria Deflorian
Maurizio De Giovanni
Beniamino Deidda
Roberta De Monticelli
Nicoletta Dentico
Fabio Deotto
Giacomo Di Girolamo
Giovanni Di Leo
Alessandra Di Maio
Rosita Di Peri
Davide Enia
Lorenzo Fazio
Carlo Feltrinelli
Luigi Ferrajoli
Lorenzo Flabbi
Marcello Fois
Marina Forti
Paolo Fresu
Nadia Fusini
Claudio Gallo
Giovanna Garrone
Fabio Geda
Chiara Geloni
Gennaro Gervasio
Lorenza Ghidini
Fabrizio Gifuni
Emanuele Giordana
Paolo Giordano
Alessandra Gissi
Giuseppe Giulietti
Francesca Gorgoni
Graziano Graziani
Michelangelo Gruttadauria
Luca Guadagnino
Mariangela Gualtieri
Alfredo Guardiano
Sveva Haertter
Francesca Incardona
Franco Ippolito
Claudio Jampaglia
Rula Jebreal
Sergio Labate
Nicola Lagioia
Filippo Landi
Vincenzo Latronico
Stefano Liberti
Loredana Lipperini
Luciana Littizzetto
Emanuele Lo Cascio
Luigi Lo Cascio
Viola Lo Moro
Alessio Mamo
Francesca Manieri
Francesca Mannocchi
Fiorella Mannoia
Franco Marcoaldi
Tina Marinari
Triestino Mariniello
Ilaria Masieri
Alfio Mastropaolo
Francesco Mazzucotelli
Giordano Meacci
Anna Meli
Fausto Melluso
Chantal Meloni
Beatrice Merz
Riccardo Michelucci
Giuseppe Milici
Rossella Milone
Sabina Minardi
Luisa Morgantini
Alba Nabulsi
Anna Nadotti
Valerio Nicolosi
Chiara Nielsen
Riccardo Noury
Matteo Nucci
Dalia Oggero
Raffaele Oriani
Erasmo Palazzotto
Francesca Panzeri
Valentina Pazรฉ
Paolo Pecere
Carla Peirolero
Livio Pepino
Martina Piperno
Don Dino Pirri
Vincenzo Pirrotta
Pietro Polito
Silvia Pozzi
Alberto Prunetti
Radiodervish
Ali Rashid
Monsignor Giovanni Ricchiuti
Alice Rohrwacher
Nello Rossi
Carlo Rovelli
Monica Ruocco
Alessandra Sarchi
Stefano Savona
Gea Scancarello
Attilio Scarpelliini
Nello Scavo
Igiaba Scego
Toni Servillo
Elettra Stamboulis
Martina Stefanoni
Silvia Stilli
Francesco Sylos Labini
Massimiliano Tarantino
Saskia Terzani
Saverio Tommasi
Alberto Tonini
Tiziana Triana
Valentina Uberti Aber
Nadeesha Uyangoda
Daniele Vicari
Francesco Vignarca
Simona Vinci
Santiago Zabala
Hamid Ziarati
Giulia ZoliGaza. La rottura del cessate il fuoco come ย preludio allโespulsione di massa
Di Ben Reiff
Con il via libera di Trump alla pulizia etnica, il nuovo attacco di Israele a Gaza minaccia di diventare uno sforzo totale per svuotare lโenclave dai palestinesi.
Due mesi dopo aver accettato un accordo di cessate il fuoco che avrebbe dovuto porre fine alla guerra, Israele ha ripreso a bombardare la Striscia di Gaza con unโintensitร che ricorda i primi giorni dellโassalto. Dalle prime ore di ieri mattina, gli attacchi aerei israeliani hanno ucciso oltre 400 palestinesi e ne hanno feriti altre centinaia, e lโesercito ha ordinato a migliaia di residenti delle cittร e dei quartieri che si estendono lungo il perimetro della Striscia di abbandonare le loro case.
Israele ha di nuovo chiuso completamente il valico di Rafah ai medici che evacuavano i feriti piรน gravi, mentre le forze egiziane e americane che avevano sostituito le truppe israeliane nel corridoio di Netzarim come parte del cessate il fuoco si stanno ritirando dalle loro postazioni. I corpi smembrati si accumulano di nuovo negli ospedali e il personale medico della Striscia avverte che le strutture sono al massimo della capacitร .
Sappiamo cosa succederร dopo: altri attacchi aerei e ordini di evacuazione e probabilmente unโaltra invasione di terra che, se dobbiamo prendere in parola i ministri israeliani, promette di essere piรน estesa e letale della precedente. โIsraele, dโora in poi, agirร contro Hamas con una forza militare sempre maggioreโ, ha dichiarato lโufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu in un comunicato di oggi. โCon lโaiuto di Dioโ, gli ha fatto eco il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, โil nuovo attacco sarร completamente diverso da quello che รจ stato fatto finoraโ. Lโex ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, che ha lasciato il governo a causa dellโaccordo di cessate il fuoco, sembra destinato a tornare trionfalmente in carica.
Ma a quale scopo? Israele sostiene di non aver avuto altra scelta se non quella di riprendere lโoffensiva a causa del โripetuto rifiuto di Hamas di rilasciare i nostri ostaggi, nonchรฉ del suo rifiuto di tutte le proposte ricevute dallโinviato presidenziale statunitense Steve Witkoff e dai mediatoriโ. Ma questa รจ una totale distorsione della realtร , e le famiglie degli ostaggi israeliani che rimangono prigionieri a Gaza lo sanno.
โLโaffermazione secondo cui la guerra viene rinnovata per il rilascio degli ostaggi รจ un completo ingannoโ, ha dichiarato il Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi in un comunicato. โIl governo israeliano ha scelto di rinunciare agli ostaggi con il deliberato smantellamento del processo di restituzione dei nostri cariโ.
In effetti, ciรฒ che Hamas ha respinto sono stati i tentativi di Israele di rinnegare i termini del cessate il fuoco che entrambe le parti si erano impegnate a rispettare. La seconda fase dellโaccordo, che avrebbe dovuto portare alla restituzione degli ostaggi rimasti e a un cessate il fuoco permanente, avrebbe dovuto iniziare piรน di due settimane fa, ma Israele non lโha mai permesso. Invece, insieme a Witkoff, Israele ha stracciato lโaccordo e ha inventato una nuova proposta: prolungare la prima fase e continuare a scambiare ostaggi con detenuti palestinesi; in altre parole, separare il rilascio degli ostaggi da qualsiasi garanzia di fine della guerra.
Israele sapeva che Hamas avrebbe rifiutato questa proposta, e questo era il punto di partenza. La manovra ha semplicemente dato al governo israeliano un pretesto per imporre nuovamente un blocco totale su cibo, acqua, carburante, elettricitร e medicine nella Striscia; e stavolta, con il pieno appoggio del presidente Trump, per riprendere il suo assalto genocida. Questa volta, perรฒ, lโobiettivo finale รจ piรน chiaro che mai.
โFinire il lavoroโ
Quando Trump si รจ presentato alla Casa Bianca accanto a Netanyahu il 4 febbraio e ha proclamato la sua intenzione di โprendere il controlloโ e โpossedereโ la Striscia di Gaza, non รจ entrato nei dettagli su cosa esattamente questo comporti per i 2,3 milioni di residenti palestinesi dellโenclave, oltre a chiarire che Gaza non sarร piรน la loro casa. โFaremo in modo che venga fatto qualcosa di veramente spettacolareโ, ha dichiarato, aggiungendo che la popolazione potrebbe essere trasferita in โaltri paesi di interesse con spirito umanitarioโ, dove potranno โvivere le loro vite in pace e armoniaโ.
In sostanza, quello presentato da Trump non era un vero e proprio progetto; era un via libera al governo e allโestablishment della difesa israeliana per iniziare a immaginare scenari di pulizia etnica di Gaza.
Non importava dove sarebbe andata la popolazione (Egitto e Giordania hanno prontamente respinto la proposta di Trump di accogliere i palestinesi sfollati). Ciรฒ che contava era che il paese piรน potente del mondo avesse dato il suo appoggio a ciรฒ che la destra israeliana ha a lungo definito come โfinire il lavoroโ che la Nakba del 1948 ha lasciato incompleto; ciรฒ che ministri e agenzie governative di alto livello hanno chiesto a gran voce dal 7 ottobre; e ciรฒ che Netanyahu stesso ha riferito di considerare come un risultato auspicabile.
Il governo israeliano non ha perso tempo a far girare le ruote. Come ha detto il ministro della Protezione ambientale Idit Sliman: โDio ci ha mandato lโamministrazione Trump e ci sta dicendo chiaramente: รจ tempo di ereditare la terraโ.
Non appena Netanyahu รจ tornato da Washington, il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato clamorosamente la proposta di Trump. Il ministro della Difesa Israel Katz ha istituito una nuova autoritร per facilitare quella che viene eufemisticamente definita โemigrazione volontariaโ dei palestinesi da Gaza, e ha discusso i piani a tal fine con alti esponenti dellโesercito e dellโUfficio del Primo Ministro. Il COGAT, il Coordinamento delle attivitร governative nei territori, lโunitร dellโesercito responsabile della gestione degli affari civili palestinesi, ha preparato un proprio schema, affermando che lโespulsione dei palestinesi da Gaza puรฒ procedere anche se lโEgitto si rifiuta di aprire le frontiere: lโesercito faciliterร invece il loro trasporto via terra o via mare verso un aeroporto, e da lรฌ verso i paesi di destinazione.
Lodando la creazione da parte di Katz di un โdipartimento per lโemigrazione molto grandeโ nel ministero della Difesa, Smotrich ha detto a un incontro alla Knesset allโinizio del mese che โse ne rimuoviamo 5.000 al giorno, ci vorrร un anno per espellerli tuttiโ, aggiungendo che il budget non sarร un problema. E pur ammettendo che la logistica per trovare paesi che li accolgano sarร complessa, ha osservato che Israele sta lavorando con gli Stati Uniti per identificare i paesi candidati.
In effetti, nei giorni scorsi, funzionari americani e israeliani hanno dichiarato allโAP che i loro governi si sono avvicinati al Sudan, alla Somalia e al Somaliland per assorbire i palestinesi di Gaza in cambio di vantaggi finanziari, diplomatici e di sicurezza. La CBS ha poi riferito che lโamministrazione Trump ha anche contattato il nuovo governo provvisorio in Siria attraverso un interlocutore terzo.
Non รจ chiaro se uno di questi regimi possa effettivamente accettare una proposta del genere. Ma se abbiamo imparato qualcosa dagli Accordi di Abraham, รจ che, al giusto prezzo, ci sarร chi accetta.
Rendere Gaza invivibile
Naturalmente non ci sarร alcuna โemigrazione volontariaโ da Gaza; i palestinesi hanno rifiutato inequivocabilmente il piano di Trump, rispondendo che gli unici luoghi in cui si trasferiranno volentieri sono i villaggi, i paesi e le cittร allโinterno di Israele da cui sono stati espulsi nel 1948. Netanyahu, Smotrich e Katz lo sanno ancora meglio di Trump โ ed รจ per questo che, in pratica, lโidea di sradicare la popolazione di Gaza รจ sempre stata collegata a una ripresa dellโassalto militare di Israele al territorio.
Far sfollare con la forza oltre 2 milioni di persone, anche con il sostegno di una superpotenza globale, non รจ un compito semplice. Per prima cosa, richiederebbe lโeliminazione di Hamas come forza di resistenza vitale, cosa che Israele non รจ riuscito a fare in oltre 15 mesi di combattimenti. Trump non avrebbe mai accettato di mettere gli stivali americani sul terreno per realizzare la sua fantasia; sarebbe sempre stato lasciato nelle mani di Israele il compito di risolvere le questioni pratiche. E mentre non sappiamo ancora come lโesercito intensificherร esattamente la sua nuova offensiva โ se davvero, come suggeriscono i rapporti, intende farlo โ abbiamo degli indizi dal modo in cui ha condotto la guerra fino ad ora.
In particolare, lโoperazione di tre mesi dellโesercito nel nord di Gaza che ha preceduto il cessate il fuoco ha fornito una sorta di banco di prova per lโespulsione di massa, basata sul cosiddetto โPiano dei generaliโ. Isolando tre cittร dal resto della Striscia, sottoponendole a intensi bombardamenti e negando lโingresso di qualsiasi aiuto umanitario, Israele รจ riuscito a sfollare con la forza centinaia di migliaia di persone. Non รจ difficile immaginare che una nuova invasione di terra possa preannunciare una mossa simile, che si estenda a tutta lโenclave. Quanto successo avrebbe una simile impresa รจ ancora da vedere.
Ma lโassalto di 15 mesi di Israele ha mostrato anche un altro impulso che, sebbene non sia un obiettivo di guerra ufficiale, sembra aver guidato gran parte della politica militare a Gaza: lo sforzo di creare condizioni che rendano impossibile la vita agli abitanti.
Non cโรจ altro modo per spiegare lโaffamamento di unโintera popolazione mentre si attaccano i centri di distribuzione del cibo e i convogli di aiuti; la chiusura delle condutture dellโacqua e la negazione dellโelettricitร agli impianti di desalinizzazione; la distruzione sistematica delle strutture sanitarie, il rapimento del personale medico e le restrizioni agli operatori sanitari stranieri; la distruzione di intere cittร e quartieri; il tentativo di porre fine allโunica organizzazione in grado di prevenire il collasso umanitario totale. Anche dopo lโentrata in vigore del cessate il fuoco, Israele ha continuato a impedire lโingresso di case mobili a Gaza in violazione dellโaccordo, suggerendo cosรฌ che la vita stabile non possa tornare nella Striscia.
In questo senso, Israele aveva giร posto le basi per lo sradicamento della popolazione di Gaza prima ancora che Trump entrasse in carica. Il discorso del presidente alla Casa Bianca ha semplicemente dato alle visioni di pulizia etnica di Israele un timbro di approvazione โMade in Americaโ.
ร ancora possibile che questa nuova escalation si esaurisca con la stessa rapiditร con cui รจ iniziata; che il massacro di oggi di Israele sia stato solo un atto di grande abilitร per fare pressione su Hamas affinchรฉ rilasciasse gli ostaggi rimanenti senza un impegno a porre fine alla guerra, o unโultima manovra per riportare Ben Gvir nella coalizione in tempo per far passare il bilancio. Ma anche se Israele tornasse al tavolo dei negoziati โ domani, tra una settimana o tra due mesi โ nulla impedirebbe il prossimo massacro o quello successivo, fino a quando, con o senza ostaggi, Israele deciderร che รจ il momento giusto per portare a compimento il piano di Trump.
Che questa sia la direzione di marcia รจ innegabile. Finchรฉ le condizioni e gli equilibri di potere attuali prevarranno, la spinta a sfollare con la forza la popolazione di Gaza in massa appare inevitabile, se non imminente.
* redattore senior di +972 Magazine e membro del collettivo editoriale di Vashti Media. Articolo apparso su +972
Presentazione del libro “Israele Palestina”
Di Redazione Karl&Rosa
Ieri, venerdรฌ 28 Marzo, si รจ svolta presso la libreria Tomo in Via degli Etruschi, 4 a San Lorenzo (Roma), la prima presentazione del libro “Israele Palestina, NO al genocidio, SI alla soluzione binazionale” scritto da Nando Simeone.
L’incontro รจ stato introdotto da Germano Monti (attivista per i diritti umani) ed ha visto la partecipazione, oltre dell’autore Nando Simeone, del giornalista italo-siriano Fouad Rouehia e della giornalista italo-palestinese Alba Nabulsi.
Interessante il dibattito che si รจ sviluppato grazie agli interventi dalla sala, con una visione quasi unanime sulla necessitร della “soluzione binazionale” quale unica possibilitร di uscita per la drammatica situazione in cui sta vivendo il popolo Palestinese.
Recensione del libro “Israele Palestina: No al Genocidio, Sรฌ alla Soluzione Binazionale”
Di Leonardo De Angelis
Il libro Israele Palestina: No al Genocidio, Sรฌ alla Soluzione Binazionale si inserisce in un dibattito tanto urgente quanto drammaticamente attuale. Con una prospettiva marxista ecosocialista, il volume si propone di decostruire la narrazione dominante sulla questione israelo-palestinese, offrendo un’analisi critica e radicale delle cause profonde del conflitto. Non si tratta solo di una denuncia dell’occupazione e delle violenze perpetrate contro il popolo palestinese, ma di una riflessione piรน ampia sul ruolo del capitalismo, dell’imperialismo e delle lotte di classe nel determinare gli equilibri di potere nella regione.
Un’analisi fuori dal coro
Nel panorama mediatico occidentale, il conflitto israelo-palestinese viene spesso ridotto a uno scontro etnico-religioso o a una questione di “sicurezza” per lo Stato di Israele. Questo libro, invece, ribalta questa visione e mostra come il sionismo abbia operato storicamente come un progetto coloniale d’insediamento, sostenuto dalle potenze imperialiste per garantire la stabilitร dei loro interessi geopolitici. L’autore, Nando Simeone, raccoglie nel libro articoli di diversi giornalisti โ tra cui intellettuali palestinesi e israeliani impegnati nella lotta contro il colonialismo โ che dimostrano come la resistenza palestinese venga criminalizzata, mentre la sistematica oppressione israeliana viene spesso occultata dai media mainstream.
Il testo si concentra sulle contraddizioni interne a Israele e sulle dinamiche globali che alimentano l’oppressione, sottolineando il declino dell’egemonia statunitense e il ruolo delle guerre commerciali nell’inasprire le tensioni. La repressione nei territori occupati, l’espansione delle colonie e la violenza quotidiana contro i palestinesi vengono analizzate nel contesto piรน ampio della crisi del capitalismo globale e del fallimento delle potenze occidentali nell’affrontare le sfide economiche ed ecologiche.
Il 7 Ottobre e le sue conseguenze
Un evento che ha segnato drammaticamente la recente escalation del conflitto รจ l’attacco del 7 ottobre, un massacro di civili che non puรฒ essere ignorato nรฉ giustificato. Tuttavia, il libro evidenzia come la risposta di Israele, caratterizzata da bombardamenti indiscriminati, assedi e atti di punizione collettiva contro l’intera popolazione palestinese, rappresenti una reazione sproporzionata e una violazione del diritto internazionale. La tragedia di quella giornata non puรฒ essere utilizzata per legittimare una politica di annientamento, nรฉ per giustificare la negazione del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione e alla giustizia.
L’importanza del contributo degli autori
Uno degli elementi di maggior valore di questo libro รจ la pluralitร di voci che lo compongono. Nando Simeone ha raccolto e curato articoli di intellettuali palestinesi e israeliani impegnati nella lotta contro il colonialismo sionista, offrendo una prospettiva articolata e profonda sulle radici del conflitto. Gli scritti selezionati non si limitano a descrivere l’oppressione nei territori occupati, ma analizzano anche le contraddizioni interne a Israele e il ruolo delle potenze occidentali, in particolare degli Stati Uniti, nel perpetuare la violenza. Questa ricchezza di contributi consente al lettore di comprendere le diverse sfaccettature del conflitto, andando oltre le semplificazioni e i pregiudizi diffusi dai media mainstream.
Il contributo del marxismo ecosocialista
Uno degli aspetti piรน innovativi del libro รจ l’approccio ecosocialista, che lega la questione palestinese alla crisi ambientale e alla logica espansionistica del capitalismo. Lโautore sostiene che il sistema attuale, basato sul profitto illimitato e sulla distruzione delle risorse naturali, non sia compatibile con una soluzione giusta e sostenibile. Come nella Comune di Parigi analizzata da Marx, il potere non puรฒ essere semplicemente riformato: deve essere radicalmente trasformato per garantire giustizia sociale ed equitร ecologica.
Un’opera necessaria per un dibattito autentico
Lโintroduzione di Alba Nabulsi arricchisce ulteriormente il volume, fornendo una prospettiva militante e culturale che permette di comprendere la complessitร della lotta palestinese. La sua esperienza accademica e sul campo offre al lettore strumenti essenziali per interpretare il conflitto al di fuori degli schemi imposti dalla propaganda occidentale.
In definitiva, Israele Palestina: No al Genocidio, Sรฌ alla Soluzione Binazionale รจ un libro imprescindibile per chiunque voglia approfondire la realtร della questione palestinese senza filtri ideologici imposti dal potere. Un’opera che non si limita alla denuncia, ma che offre una visione alternativa e radicale di futuro, basata sulla giustizia, sullโautodeterminazione e sulla necessitร di superare le logiche capitaliste che perpetuano il conflitto.
Solidarietร al professor Joseph Daher, pretestuosamente licenziato dallโUniversitร di Losanna
Di Segretariato MPS
Pubblichiamo il testo con il quale i compagni di SolidaritรฉS rendono conto del licenziamento di Hoseph Daher da parte dellโUniversitร di Losanna. Un licenziamento chiaramente politico, legato evidentamente allโimpegno di Daher nella lotta di sostegno al popolo palestinese ed ai movimenti di emancipazione in Medio Oriente. Invitiamo tutte e tutti a firmare la petizione di sostegno. (Red)
A seguito delle mobilitazioni studentesche a sostegno della Palestina allโUniversitร di Losanna (Unil), la direzione pubblicava a metร gennaio un rapporto in cui concludeva che lโistituto deve sospendere gli accordi con le istituzioni universitarie israeliane colpevoli di violazione dei diritti umani. Appena due settimane dopo questo importante successo, la direzione procede a un licenziamento, quello del professor Joseph Daher.
Il 30 gennaio, la direzione dellโUnil ha annunciato il โmancato rinnovoโ del contratto del professore invitato di storia contemporanea Joseph Daher, con effetto dal giorno successivo. Alcuni mesi prima, nellโottobre 2024, era stata aperta unโindagine amministrativa contro di lui per aver prestato la sua campus card (la tessera di accesso dei membri dellโuniversitร ) a una studentessa esterna durante lโoccupazione studentesca dellโedificio Gรฉopolis nel maggio 2024.
Unโindagine che alla fine non ha portato a sanzioni, ma che รจ stata a breve seguita dallโannuncio della sospensione del suo contratto; con lโeffetto dellโannullamento allโultimo minuto di un corso di storia contemporanea delle relazioni internazionali nel semestre primaverile 2025 e lโinterruzione improvvisa della supervisione delle tesi di master di cui era responsabile.
Non appena il caso รจ stato reso pubblico, รจ arrivata una ondata di sostegno da parte di ex insegnanti e ricercatori dellโUnil e di altre universitร svizzere o internazionali, sindacati, ex studenti e anche da parte dei compagni di SolidaritรฉS, di cui Joseph Daher รจ stato militante per molti anni. Nellโambiente accademico circolano petizioni per chiedere il suo reintegro. Il Consiglio della Facoltร di Scienze Sociali e Politiche dellโUnil รจ unanime sul caso.
La conferenza stampa organizzata dal sindacato SSP-Hautes รcoles lo scorso 20 febbraio ha attirato una folla molto numerosa. I sostenitori del professor Daher denunciano il carattere arbitrario della decisione, che sembra motivata dal suo sostegno al movimento studentesco per la Palestina, in particolare durante lโoccupazione.
Pertanto, lโunica accusa avanzata nel corso dellโindagine avviata nellโottobre 2024 lascia perplessi: se il prestito della campus card รจ effettivamente contrario al regolamento, diverse fonti rilevano che si tratta di una pratica comune. Questa decisione รจ stata presa anche in un contesto specifico: dallโautunno 2023 e dalle sue dichiarazioni che denunciano il genocidio a Gaza, Joseph Daher รจ stato oggetto di vergognosi attacchi mediatici diffamatori, ma classici in questo tipo di casi, accusandolo di antisemitismo, attivismo, propaganda o di essere un sobillatore.
Unโaltra accusa rivolta a Joseph Daher nei media รจ quella di imporre il proprio punto di vista nellโambito dei suoi insegnamenti e di mancare alla โneutralitร accademicaโ. Unโaccusa a geometria variabile che, ad esempio, non sembra applicarsi alle scuole di economia che da decenni sostengono gli effetti positivi del neoliberismo sullโeconomia, ma soprattutto alle prese di posizione riguardanti il crimine genocida a Gaza, denunciato in particolare dai rapporti della Corte internazionale di giustizia.
Articolo pubblicato dal sito https://mps-ti.ch/
Soldati israeliani in cura o suicidati
Di Pasquale Pugliese
Chissร se nelle trattative tra Israele e Hamas sono emersi i dati sui soldati israeliani che hanno partecipato alla mattanza dei palestinesi e che non sono sopravvissuti alla propria coscienza: migliaia di loro sono in cura per sindrome post traumatica da stress e tanti si sono suicidati dal 7 ottobre del 2023. Del restoย Mission Roll Call, organizzazione che fornisce supporto agli ex militari statunitensi, stima che negli Usa si suicidino una media di 17,5 veterani al giorno, ma i dati reali potrebbero essere molto piรน alti. Partecipare alla follia della guerra rende folli.
Sono i governi a decidere le guerre, gli stati maggiori degli eserciti a pianificarle, i media a farne la propaganda, i produttori di armamenti a fornirne gli strumenti e guadagnarne, ma sono ancora โ nonostante i droni killer, lโintelligenza artificiale, i killer robot โ i soldati a essere mandati sul terreno a fare il lavoro sporco. Sono ancora gli esseri umani, uomini e donne, coloro a cui รจ chiesto di sospendere ogni inibizione morale e trasformarsi repentinamente โ ma pro tempore, sโintende โ in spietati assassini e criminali sui campi di battaglia. Lo spiegava giร Erasmo da Rotterdam:
โSe ti ripugna il brigantaggio, รจ la guerra che lo insegna; se aborrisci il fratricidio, รจ in guerra che lo si impara. (โฆ) Se giudichi peggior condizione per uno stato quella in cui i peggiori prevalgono, la guerra รจ il regno dei piรน scelleratiโ (Il lamento della pace, SE, 2014).
Oltre le tante immagini euforiche di soldati israeliani impegnati nel genocidio di Gaza postate sui social โ come quelle del soldato dellโIdf denunciato in Brasile, dove si trovava in vacanza, per crimini di guerra โย molte donne e uomini che hanno partecipato alla mattanza dei palestinesi non sono sopravvissuti alla propria coscienza: migliaia di essi sono in cura per sindrome post traumatica da stressย (1600 giร nel gennaio 2024,ย rivela ilย Jerusalem post)ย e 28 si sono suicidati dal 7 ottobre del 2023ย (i suicidi tra i soldati erano stati 14 nel 2022 e 11 nel 2021,ย rivela ilย Time of Israel). โLui ha lasciato Gaza, ma Gaza non ha lasciato lui. Ed รจ morto per questo, a causa del post-traumaโ, racconta la madre di uno di loro, Jenny Mizrahi. Tuttavia,ย nonostante il militarismo ossessivo assorbito fin dai banchi di scuola, la trasformazione delle persone in macchine da guerra voluta dallโesercito israeliano non sempre riesce, come dimostrano anche le decine di giovanissimiย refusenik,ย gli obiettori di coscienza che finiscono nelle carceri militari di Netanyahu sostenuti dallโorganizzazioneย Mesarvotย (e in Italia dalla Campagna di Obiezione alla guerra delย Movimento Nonviolento), oppureย Breaking the silence, organizzazione pacifista di ex militari che rompe dallโinterno il silenzio sulla realtร dellโoccupazione israeliana.
Ma quando la trasformazione raggiunge il suo obiettivo, chi la subisce rischia di non potersene piรน liberare: โCome infatti si asterrร da uccidere una sola persona in un momento dโeccitazione chi per un modesto compenso ne sgozza tante?โ si domandava ancora Erasmo da Rotterdam. Ciรฒ che sicuramente accomuna gli attentatori di capodanno di New Orleans e Las Vegas, per esempio, รจ lโessere stati soldati ed aver partecipato entrambi allโaggressione militare allโAfghanistan. E il loro sommarsi alla lunga lista di attentati commessi da veterani di guerra negli Usa: sono oltre 480 i veterani di guerra accusati di crimini a carattere estremista solo dal 2017 al 2023, tra cui 230 arrestati per aver partecipato allโinsurrezione di Capitol Hill del 6 gennaio 2021. โIl principale fattore predittivo per essere classificati come autori di stragi รจ avere un passato militare negli Stati Unitiโ, dice Michael Jensen, direttore del National Consortium for The Study of Terrorism and Responses to Terrorism dellโUniversitร del Maryland (il Fatto Quotidiano, 3 gennaio 2025). Mentre Mission Roll Call, organizzazione che fornisce supporto agli ex militari, stima che negli Stati Uniti si suicidino una media di 17,5 veterani al giorno, ma i dati reali potrebbero essere molto piรน alti. Partecipare alla follia della guerra rende folli.
Sono, dunque, anche segno di salute mentale le โdiserzioni a valangaโ (il manifesto, 4 dicembre 2024) in corso sui fronti russo e ucraino, che dal lato ucraino โ senza contare le centinaia di migliaia di uomini fuggiti allโestero e gli arruolamenti forzati con i rapimenti dei renitenti alla leva โ conta almeno 200mila disertori dai teatri di guerra. Mentre sul fronte russo si moltiplicano le insubordinazioni individuali e di gruppo contro gli ufficiali, dal lato ucraino si contano a decine di migliaia i processi contro i disertori, come i 1.700 soldati che hanno abbandonato la brigata Anna di Kiev, voluta dal presidente Macron e addestrata in Francia, come simbolo della cooperazione franco-ucraina (vedi approfondimento di Peacelink), e forse anticipo dellโinvio diretto sul terreno di truppe dei paesi dellโUnione europea, vista ormai la scarsitร di ucraini disposti a farsi carne da cannone.
Gli uomini pensano di usare la guerra come mezzo per risolvere i conflitti, ma ne diventano a loro volta mezzi per il suo fine di violenza. Imbracciano il fucile, ma ne sono imbracciati. Per queste ragioni โse per un principe amorevole nulla devโessere piรน importante dellโincolumitร dei sudditi, la guerra gli dovrร riuscire odiosa piรน di ogni altra cosaโ, chiosava Erasmo da Rotterdam. E se cosรฌ non รจ, non rimane ai โsudditiโ che esercitare la ragione, riprendersi il proprio potere, disobbedire al tiranno โ come suggeriva giร Etienne da la Boรฉtie, contemporaneo di Erasmo โ e spezzare il fucile.
Pubblicato anche su I blog del fatto quotidiano
L’Autoritร Palestinese e la fine dell’assedio
Di Gilbert Achcar
L‘Autoritร Palestinese a Ramallah ha deciso di integrare lโassalto lanciato dalle forze armate sioniste in Cisgiordania parallelamente allโinvasione della Striscia di Gazaโฆ
Era naturale che la guerra genocida lanciata da Israele nella Striscia di Gaza, a seguito dellโoperazione Al-Aqsa Flood guidata da Hamas il 7 ottobre 2023, fosse accompagnata da un assalto alla Cisgiordania. In effetti, lo Stato sionista vide nellโoperazione di Hamas unโoccasione dโoro per attaccare il popolo palestinese nei territori da esso occupati nel 1967, al fine di completare la Nakba del 1948. Perchรฉ, quando Israele occupรฒ le rimanenti parti della Palestina sotto mandato britannico tra il fiume e il mare nel 1967, fu sorpreso dalla resilienza della maggior parte dei residenti e dal loro ostinato rifiuto di fuggire campo di battaglia, a differenza di quanto accadde nel 1948, quando la stragrande maggioranza degli abitanti delle terre conquistate dalle forze sioniste fuggirono senza mai poter tornare, diventando cosรฌ profughi. Gli abitanti della Cisgiordania avevano imparato la lezione da questa amara esperienza storica, cosรฌ come gli abitanti di Gaza (oltre al fatto che le condizioni geografiche rendevano la fuga nel Sinai un’avventura pericolosa).
Questo รจ il motivo per cui Israele si รจ finora astenuto dallโannessione dei territori occupati nel 1967, ad eccezione di Gerusalemme Est. I successivi governi sionisti hanno discusso vari piani per cacciare la popolazione di Gaza e della Cisgiordania con lโobiettivo di completare la conquista di tutta la Palestina, tra il fiume e il mare, annettendo i territori del 1967 senza dover affrontare il dilemma della destino degli abitanti indigeni. Poichรฉ era fuori discussione che lo Stato sionista concedesse loro la cittadinanza israeliana cosรฌ come aveva concesso alla minoranza palestinese rimasta nei territori occupati nel 1948 โ un gesto che gli ha permesso di manifestare una rivendicazione democratica โ il governo sionista che ha supervisionato la guerra del 1967 La guerra preparรฒ anche un Piano B, conosciuto con il nome del ministro che lo elaborรฒ, Yigal Allon. Questo piano prevedeva il controllo permanente delle aree strategiche nei territori recentemente occupati, compresa la Valle del Giordano, attraverso lo spiegamento di basi militari e insediamenti, e il ritorno delle aree ad alta densitร di popolazione palestinese alla supervisione del Regno Hashemita da parte di Giordania.
La Gloriosa Intifada del 1988 pose fine a questo progetto, poichรฉ il Regno Hashemita rinunciรฒ alla responsabilitร dellโamministrazione della Cisgiordania e abbandonรฒ persino la pretesa di rivendicarla come territorio annesso al Regno nel 1949. Questa decisione era apparentemente una concessione a il desiderio dei palestinesi di godere di un proprio autogoverno, confermato dal Consiglio nazionale palestinese tenutosi ad Algeri quello stesso anno, ma in realtร era la conseguenza della fede nella al quale il regno era arrivato, che esercitare il controllo sul popolo palestinese nei territori del 1967 era diventato difficile e pericoloso. Fu questa sequenza di eventi che convinse i sionisti laburisti, che avevano agito in conformitร con il Piano Allon mentre erano al potere, a sostituire il Regno Hascemita con la guida di Arafat dellโOrganizzazione per la Liberazione della Palestina dopo il loro ritorno al governo sotto la guida di Yitzhak Rabin nel periodo estate del 1992.
Questo fu il preambolo dei negoziati segreti di Oslo, ai quali parteciparono Yasser Arafat e Mahmoud Abbas dietro le spalle di altri membri della leadership palestinese, e che sfociarono nei famosi accordi firmati alla Casa Bianca a Washington nel settembre 1993. di questi accordi, era chiaro a tutti coloro che non si lasciavano ingannare dall’illusione che sarebbero avvenuti miracoli che avrebbero portato allo “Stato palestinese indipendente” ยป che Arafat aveva promesso. Il governo sionista si mosse immediatamente per intensificare la colonizzazione nei territori del 1967, affidando a quella che venne chiamata โAutoritร Nazionale Palestineseโ il compito di reprimere ogni tentativo di ribellione o resistenza da parte del popolo palestinese. ร per realizzare questa missione che Israele ha autorizzato lโingresso dellโEsercito di Liberazione della Palestina (composto da profughi palestinesi) nei territori del 1967 e la sua trasformazione in una forza di polizia dotata di armi leggere, responsabile del controllo della popolazione locale.
Quando gli Accordi di Oslo iniziarono ad essere attuati con la cessione di Gaza e Gerico alla nuova Autoritร Palestinese (AP) nellโestate del 1994, questโultima decise di dimostrare allโoccupante la sua capacitร di controllare il suo popolo reprimendo nel sangue unโorganizzazione guidata da Hamas. manifestazione a Gaza nell’autunno dello stesso anno – un evento noto come il “massacro della moschea palestinese”, che fu la piรน grande inaugurazione di una serie azioni repressive portate avanti dalle forze di sicurezza affiliate allโAutoritร Palestinese, in particolare contro i movimenti islamici. In veritร , accanto allo Stato sionista e con il suo consenso, non puรฒ esistere unโAutoritร โnazionaleโ palestinese, ma solo unโautoritร affiliata allโoccupante, simile al governo di Vichy che si fece carico dellโamministrazione della parte di territorio francese che la Germania nazista non avevano occupato direttamente nel 1940. Questo paragone fatto da Edward Saรฏd, nella sua critica agli accordi di Oslo, aveva provocato la rabbia della leadership di Arafat al punto da bandire gli scritti del piรน famoso intellettuale palestinese nei territori sotto la sua supervisione.
L’analogia di Said รจ stata infatti confermata, con la differenza che Yasser Arafat ha rifiutato di continuare a svolgere il ruolo del maresciallo Pรฉtain alla guida del governo di Vichy, dopo aver realizzato che il suo sogno di uno “Stato indipendente” non era altro che un’illusione, e avendo capรฌ la realtร degli obiettivi sionisti, anche se con molto ritardo. Arafat guidรฒ l’Intifada di Al-Aqsa iniziata nell’autunno del 2000, un atteggiamento che lo portรฒ alla morte quattro anni dopo. Mentre la maggioranza del popolo palestinese si illudeva quando gli accordi di Oslo furono annunciati e cominciarono ad essere attuati, soprattutto a causa del prestigio personale di cui godeva Yasser Arafat, queste illusioni furono completamente dissipate quando Mahmoud Abbas gli succedette. Questโultima รจ diventata il simbolo della corruzione e dellโoppressione inerenti allโAutoritร Palestinese di Ramallah, al punto che, sotto la sua guida, Fatah, la principale fazione dellโOLP, ha perso le elezioni del Consiglio Legislativo Palestinese nel 2006. Il resto รจ noto: Hamas ha vinto queste elezioni. elezioni; poi Mohammed Dahlan ha orchestrato un tentativo di sottomettere il movimento islamico nella Striscia di Gaza nel 2007; fallรฌ, ma portรฒ alla divisione dei territori nel 1967 tra due autoritร palestinesi rivali, quella di Mahmoud Abbas in Cisgiordania e quella di Hamas nella Striscia di Gaza.
Dallo scorso ottobre e dalla fine del primo anno della guerra genocida sionista in corso contro Gaza, uno spettacolo ignominioso si รจ svolto davanti ai nostri occhi in Cisgiordania. LโAutoritร Palestinese a Ramallah ha deciso di integrare lโassalto lanciato dalle forze armate sioniste in Cisgiordania parallelamente allโinvasione della Striscia di Gaza โ lโassalto israeliano piรน violento effettuato in Cisgiordania, utilizzando lโaviazione, dalla soppressione del LโIntifada di Al-Aqsa piรน di ventโanni fa. Come nellโautunno del 1994, lโAutoritร Palestinese ha lanciato un sanguinoso attacco contro gruppi di giovani armati, cominciando nella cittร di Tubas e culminando poi nellโattacco ancora in corso al campo profughi di Jenin, dove il Battaglione di Jenin, un gruppo di giovani combattenti della resistenza contro l’occupazione israeliana.
Nel desiderio di convincere gli Stati Uniti e Israele della propria capacitร di reprimere il popolo palestinese, il che implica necessariamente unโimitazione di ciรฒ che sta facendo lo Stato sionista, lโAutoritร palestinese di Ramallah, che attacca contemporaneamente il campo di Jenin mentre le forze sioniste ha attaccato il campo di Jabaliya nella Striscia di Gaza, ha ritenuto opportuno bandire il canale televisivo Al Jazeera sul suo territorio, nello stesso modo in cui Israele lo aveva bandito pochi mesi prima. Di fronte a questo spettacolo ignominioso, siamo divisi tra il risentimento verso unโAutoritร Palestinese caduta ancora piรน in basso, e il disprezzo per la sua illusione di riuscire a convincere Donald Trump e Benjamin Netanyahu della sua capacitร di svolgere il ruolo di guardiano della grande prigione in cui si trovano. vogliono rinchiudere i restanti abitanti della Cisgiordania e di Gaza.Tradotto dal testo originale della mia rubrica settimanale sul quotidiano in lingua araba Al-Quds al-Arabi , con sede a Londra. Questo articolo รจ apparso per la prima volta online il 7 gennaio. Potete riprodurlo liberamente indicando la fonte con il link corrispondente
Siria. Il crollo del regime di Assad
Intervista a Gilbert Achcar
ร stata una settimana straordinaria!
Si potrebbe anche dire un fine settimana straordinario.
Infatti. Vorrei iniziare con una domanda sul ruolo di Israele e degli Stati Uniti. Negli ultimi giorni abbiamo visto le truppe israeliane attraversare il confine dal Golan occupato e conquistare altro territorio siriano. Questo ha portato alcuni analisti a dire che ciรฒ dimostra che Israele e il suo principale sostenitore, gli Stati Uniti, sono stati le principali forze trainanti di ciรฒ che รจ accaduto in Siria nelle ultime due settimane.Questa รจ unโinterpretazione molto distorta delle cose, perchรฉ se cโรจ qualcosa che dimostra รจ che Israele รจ molto cauto su ciรฒ che sta accadendo. Se sta prendendo con la forza la zona cuscinetto creata nel 1974 a seguito della guerra del 1973, รจ per evitare che le nuove forze che stanno emergendo in Siria si avvicinino al confine del territorio siriano annesso, la parte delle alture del Golan occupata da Israele nel 1967. Questo territorio รจ stato formalmente annesso da Israele nel 1981, unโannessione che Donald Trump, durante il suo primo mandato, ha riconosciuto ufficialmente per la prima volta da un presidente degli Stati Uniti. Ecco cosa stanno facendo gli israeliani.
Stanno anche bombardando le capacitร militari del vecchio regime, alcune apparentemente legate alla produzione di armi chimiche, per impedire ai ribelli di impossessarsene. Comportandosi in questo modo, Israele sta di fatto creando condizioni che non sono favorevoli a buone relazioni con un futuro governo in Siria, se mai esistesse questa possibilitร .
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, Washington ha osservato e monitorato gli sviluppi con cautela. Come Israele, sono felici che allโIran sia stato inferto un duro colpo con la caduta del regime di Assad. Ma, come tutti, hanno un grande, grande punto interrogativo su ciรฒ che verrร dopo. Si preoccupano di come si comporterร la principale forza ribelle, Hayโat Tahrir al Sham (HTS), se riuscirร a controllare questa grande fetta di territorio caduta nelle sue mani. E temono persino che lโISIS possa cogliere lโoccasione per lanciare una nuova offensiva nel nord-est della Siria.
Cโรจ chi crede che ogni attore locale non sia altro che il burattino di qualche attore esterno. Queste persone non possono riconoscere alcun potere agli attori locali. Questo รจ, ovviamente, un modo molto sbagliato di percepire la situazione.
Ma sicuramente la condizione dellโIran, di Hezbollah e della Russia โ forze esterne alla Siria, attori esterni โ ha giocato un ruolo importante nel crollo di Assadโฆ
Certamente. Questo รจ fuor di dubbio. Ed รจ una potente smentita a tutti coloro che per tanti anni hanno sostenuto che Assad era un vero leader popolare, che la popolazione siriana era molto favorevole al regime della famiglia Assad e che per questo il regime รจ riuscito a sopravvivere. Ebbene, ora abbiamo la prova che il regime di Assad deve la sua sopravvivenza in primo luogo allโintervento dellโIran, che ne ha impedito il crollo nel 2013, quando Hezbollah รจ entrato in Siria per volontร dellโIran, inviando migliaia di combattenti per sostenere il regime. Anche con il sostegno dellโIran, il regime era di nuovo sullโorlo del collasso due anni dopo, il che ha portato Mosca a intervenire nel settembre 2015. La Russia si รจ drammaticamente aggiunta a una superioritร chiave che il regime giร possedeva, ovvero il monopolio dei cieli. Ha beneficiato di questo monopolio per gentile concessione del governo statunitense, che sotto Barack Obama ha posto il veto a qualsiasi consegna di armi antiaeree allโopposizione siriana. ร per questo che non รจ mai accaduto che elicotteri o jet da combattimento fossero stati abbattuti. Lโopposizione non รจ stata in grado nemmeno di contrastare gli elicotteri. Il regime ha usato ampiamente la sua flotta di elicotteri per sganciare le micidiali bombe-barile: si trattava di attacchi molto barbari e indiscriminati su zone urbane che hanno ucciso un numero enorme di persone. Non avevano armi antiaeree; non avevano MANPAD, cioรจ armi antiaeree portatili. Gli Stati Uniti non hanno fornito nulla e nessuno dei paesi vicini alla Siria, alleati degli Stati Uniti, รจ stato autorizzato a inviare questo tipo di armi. Tra questi cโรจ anche la Turchia, che di fatto produce queste armi. Ricordate i famosi missili Stinger che gli Stati Uniti hanno fornito ai mujahidin dellโAfghanistan quando combattevano lโoccupazione sovietica? Questi sono prodotti in Turchia su licenza statunitense, ma la Turchia non aveva il diritto di consegnarne nemmeno uno allโopposizione siriana.
Quindi, con lโintervento della Russia nel 2015 รจ stata la seconda volta che il regime รจ stato salvato da un attore straniero: prima lโIran, poi la Russia. Ed รจ sopravvissuto grazie al sostegno combinato di Russia e Iran. Il contributo della Russia รจ stato principalmente la sua forza aerea, con anche alcune truppe. E quello dellโIran รจ stato principalmente costituito da truppe provenienti dal Libano, dallโIraq, dallโIran stesso, comprese le truppe afghane di stanza in Iran. Ed รจ cosรฌ che il regime รจ sopravvissuto. Per molto tempo si รจ potuto scherzare su Bashar al-Assad dicendo che lโunico territorio su cui aveva una certa sovranitร era il suo palazzo presidenziale. Al di lร del suo palazzo, il territorio del regime siriano era sotto il dominio russo o iraniano. Ciรฒ che รจ accaduto nellโultimo periodo รจ che la Russia ha dovuto rimuovere la maggior parte delle sue forze aeree dalla Siria. Secondo fonti israeliane, erano rimasti solo una quindicina di aerei russi.
Quindi, ben poco era disponibile per sostenere Assad, dato che la principale forza iraniana a sostegno del regime siriano, Hezbollah, ha subito un duro colpo in Libano. Non era piรน in grado di salvare il regime. Ed รจ allora che lโHTS ha deciso di cogliere lโopportunitร . Si stavano preparando. Hanno visto una finestra di opportunitร alla luce del ritiro russo e della grave battuta dโarresto che Hezbollah stava subendo a partire da settembre. Hanno quindi iniziato a prepararsi. E una volta concordato il cessate il fuoco in Libano, hanno attaccato. Naturalmente, non volevano attaccare mentre la guerra era in corso in Libano, perchรฉ sarebbe sembrato che si stessero unendo a Israele nel combattimento. Hanno quindi aspettato la fine o almeno la sospensione della guerra e hanno attaccato. Privato del sostegno straniero, il regime รจ crollato proprio come il regime fantoccio statunitense in Afghanistan nel 2021. ร stato esattamente lo stesso tipo di crollo.
Siamo contro lโimperialismo americano e russo e contro lโintervento reazionario dellโIran allโestero. E il risultato della dominazione straniera รจ sempre simile. Che il burattinaio sia la Russia o gli Stati Uniti, i regimi fantoccio sono regimi fantoccio. E il regime di Assad lo era diventato da molto tempo, solo che era un fantoccio con due padroni in competizione, che gli concedevano un poโ di spazio. Tutto questo รจ crollato e ora รจ finito.
In precedenza, sembrava che Israele e la Russia avessero unโintesa per cui, nonostante il sostegno della Russia alla Siria, avrebbe permesso a Israele di attaccare alcuni obiettivi in Siria, senza schierare i suoi sistemi antiaerei contro gli aerei israeliani che attaccavano.
Sรฌ, questo va avanti da diversi anni. Israele ha bombardato molto spesso il territorio siriano โ piรน precisamente, concentrazioni iraniane o filo-iraniane, come le forze di Hezbollah, allโinterno del territorio siriano โ senza che la Russia, ovviamente, intercettasse alcuno di questi aerei o sparasse alcuno dei missili antiaerei che ha dispiegato sul territorio siriano. Ovviamente cโera un accordo tra i due paesi, Israele e Russia. Questo spiega anche perchรฉ Israele non ha preso posizione sulla guerra in Ucraina. Non si รจ schierato a sostegno degli ucraini, come il blocco occidentale. Israele ha adottato una sorta di atteggiamento neutrale nei confronti della guerra a causa dellโaccordo esistente tra Israele e la Russia. Ora, naturalmente, tutto questo รจ finito perchรฉ la presenza della Russia in Siria รจ stata molto ridotta. Mosca non รจ piรน in grado di approvare o meno qualsiasi azione di Israele in territorio siriano. E non scommetterei che la Russia possa mantenere a lungo le sue due basi โ aerea e navale โ in Siria. Altrimenti sarebbe quasi come Guantanamo, dove si mantiene una base in un paese con cui non si hanno relazioni amichevoli. Lโopposizione siriana non puรฒ avere relazioni amichevoli con Mosca, che ha le mani sporche di sangue siriano. Sarebbe piuttosto imbarazzante.
La Russia ha ancora fisicamente dei missili antiaerei in Siria?
Sรฌ, ovviamente, anche solo per proteggere le sue basi. Tutte le forze che erano dispiegate in altre parti del territorio presumo siano state riassegnate o riportate nelle basi che hanno nella zona costiera. Non vedo come possano mantenere forze isolate altrove. Allo stesso modo, gli iraniani hanno ritirato completamente le loro truppe in Iraq e dallโIraq in Iran. I combattenti di Hezbollah che erano ancora in Siria sono tornati in Libano. E questo รจ tutto. Molti articoli dei media hanno spiegato che si tratta di unโenorme sconfitta per lโIran e il suo cosiddetto โasse della resistenzaโ. Ebbene, questa รจ una descrizione accurata di ciรฒ che รจ accaduto. Non cโรจ dubbio.
Dal punto di vista delle forze vittoriose in Siria, a parte lโHTS, puoi descrivere alcuni degli attori significativi?
La Siria di oggi รจ un mosaico, un mosaico politico-militare completo. Innanzitutto, ci sono diverse forze straniere. LโIran ha ritirato le sue forze, ma ci sono ancora quelle russe. Poi ci sono le forze turche al confine settentrionale che occupano pezzi di territorio siriano. Ci sono le forze statunitensi, dispiegate nel nord-est per sostenere le forze curde, che dominano in gran parte del paese. Si tratta di una parte piuttosto consistente, un quarto del territorio siriano. Cโรจ unโarea a sud, al confine con la Giordania, dominata dalle forze di opposizione legate agli Stati Uniti. E cโรจ una vera e propria rivolta popolare nellโarea drusa del sud, Suwayda โ la provincia di Suwayda, intorno alla cittร di Suwayda โ che si รจ collegata alle forze locali della provincia di Daraa.
E, naturalmente, cโera la regione del nord-ovest che era sotto il controllo dellโHTS. Le forze dellโHTS si sono ora diffuse in altre parti del paese dove il regime รจ crollato. Tuttavia, lโesercito dellโHTS non รจ abbastanza grande per controllare tutto il territorio che รจ caduto nelle sue mani. ร successo che il regime รจ crollato, esattamente come in Afghanistan, ma lโHTS non ha la stessa forza che avevano i Talebani. ร piรน piccolo, piรน debole di quello che erano i Talebani. Sarebbe difficile per loro imporsi sui curdi, cosรฌ come sarebbe difficile per loro sbarazzarsi delle forze di opposizione siriane completamente dominate dalla Turchia, che si trovano nel nord. Allo stesso modo, non credo che riusciranno a esercitare il pieno controllo su Damasco, Aleppo, Homs, Hama e tutte queste cittร . Nรฉ sulla zona costiera, dove ci sono ancora le forze russe. LโHTS non si รจ diffuso ovunque, anche se lo stato รจ crollato ovunque.
Ci sono aree in cui lo Stato รจ crollato e si รจ creato un vuoto. E questo รจ legato alla natura dello Stato. Si tratta di un tipo di Stato simile a quello libico o a quello iracheno sotto Saddam Hussein, che sono stati realmente governati dalla famiglia, di proprietร della famiglia โ li definisco, insieme alle monarchie della regione, โStati patrimonialiโ. In realtร funzionano come monarchie. Lโapparato statale รจ cosรฌ organicamente legato alla famiglia regnante che quando il regime crolla, non รจ solo il regime, รจ lโintero Stato. Quello a cui abbiamo assistito negli ultimi giorni in Siria non รจ un crollo di regime. ร un crollo dello Stato. Lโintero Stato รจ crollato e qualsiasi idea che ci possa essere un processo di transizione senza intoppi รจ solo unโillusione.
ร semplicemente impossibile, data la situazione del paese e il numero di forze di occupazione presenti sul suo territorio. Il peggio, ovviamente, รจ lโoccupazione israeliana. Israele รจ ora in una posizione molto egemonica nella regione dopo quello che ha fatto a partire da Gaza, poi in Libano, poi in Siria, e ora sta pianificando di colpire lโIran.
Voglio essere chiaro. Condivido pienamente la gioia delle decine di migliaia di persone che sono state liberate dal carcere, dalle catene del regime di Assad. ร un enorme sollievo che questo regime carcerario sia finito, che cosรฌ tante persone possano tornare nelle loro cittร , nelle loro case, che i rifugiati possano tornare nella loro patria. Ma questa non รจ una rivoluzione. ร il crollo di un regime che non รจ stato sostituito da alcuna forma di organizzazione democratica popolare. Pertanto, da una prospettiva di sinistra, dovremmo essere preoccupati anche per il futuro.
Come minimo, dobbiamo essere molto cauti e non cadere nel tipo di euforia che ha portato alcuni a caratterizzare gli eventi come la ripresa della rivoluzione siriana. La rivoluzione siriana, quella iniziata nel 2011, purtroppo รจ morta da tempo. Lโunica possibilitร di ripresa di quella rivolta si รจ vista nel 2020 a Suwayda, in questa zona drusa controllata dal regime che ho citato, dove ora cโรจ una sorta di potere popolare. Dal 2020 si sono verificate ripetute rivolte popolari contro il regime, rinnovando gli slogan della rivolta popolare del 2011. Si sono brevemente diffuse in altre parti della Siria, ma non cโera una forma di organizzazione in grado di generalizzare questa rivolta popolare a tutto il paese โ o almeno a tutto il territorio a maggioranza araba della Siria, perchรฉ la parte a maggioranza curda appartiene a una categoria politica diversa. Quindi, purtroppo, la rivolta di Suwayda non si รจ diffusa e il regime lโha repressa, come sempre in modo molto duro. Ma ora, con il crollo del regime, hanno ripreso il loro movimento. Ma รจ limitato a una sola parte, a una sola provincia della Siria (nella foto in alto una manifestazione a Suwayda, le bandiere con le strisce rosse, gialle e azzurre sono le bandiere druse).
Ci sono progressisti in altre parti del paese che stanno cercando di organizzare qualcosa a livello di societร civile, dal basso, per lottare per i diritti, la democrazia e le rivendicazioni sociali. Quanto riusciranno a fare รจ limitato dal fatto che il regime รจ stato una tirannia cosรฌ terribile che ha lasciato poco potenziale. La maggior parte degli oppositori ha abbandonato il paese. Nel corso degli anni cโรจ stato un enorme esodo dalla Siria. Un quarto della popolazione, se non di piรน, ha lasciato il paese, per non parlare degli sfollati interni che rappresentano quasi un terzo.
Temo che ci sia poco spazio per lโottimismo. Ma cโรจ ancora qualche motivo di speranza.*Lโintervista, condotta daย Stephen R. Shalom il 9 dicembre scorso,ย รจ apparsa suย ย new politics il 13 dicembre 2024.
Intervista a Nando Simeone autore del libro โIsraele Palestina – no al genocidio si alla soluzione binazionale”
Lโintervista รจ stata effettuata da Renato Caputo per โLa cittร futuraโ.
Videointervista al Presidente della casa editrice Karl&Rosa nonchรฉ autore del libro che qui presentiamo: โIsraele Palestina – no al genocidio si alla soluzione binazionale”.
Il libro che sarร stampato tra circa una settimana, รจ curato da Nando Simeone (presidente della casa editrice Karl&Rosa), ha una introduzione scritta da Ali Rashid (politico, giornalista e attivista palestinese naturalizzato italiano) e contiene articoli di: Adam Hanieh, VAlerio Torre, Ilian Pappe, Joseph Daher, Gilbnert Achcar, Michel Warschawski, Ariella Aisha, Azoulay, Patrick Cockburn.